Suedstern_Health_and_Science_Forum_Suedtirol_26_10_2018

Bolzano, 27 ottobre 2018 – Una volta all’anno, i medici e i biologi dell’Alto Adige si incontrano per discutere delle novità nell’ambito della ricerca, per rendere partecipi i colleghi al loro lavoro e per uno scambio di esperienze. Così anche quest’anno, nell’ambito della sesta edizione del Südstern Health and Science Forum Südtirol, svoltosi venerdì alla Claudiana.  Sei conferenze di alto profilo, appassionanti e, in parte, anche molto personali di rinomati medici e biologi dell’Alto Adige e la tradizionale tavola rotonda hanno entusiasmato le oltre 200 persone presenti.

Dopo l’introduzione da parte del conduttore Peter Paal sono stati il “padrone di casa” Klaus Eisendle, il presidente di Südstern Hermann Winkler, l’assessora per la salute Martha Stocker e il vice-direttore dell’azienda sanitaria Roland Döcker a parlare le tradizionali parole di saluto.

Ad inaugurare il Südstern Health and Science Forum Südtirol è poi stato Alex Staffler, direttore del reparto di neonatologia e terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Centrale di Bolzano. Nella sua conferenza ha parlato della gestione dell’errore e della sicurezza del paziente. Staffler ha spiegato che i bambini hanno un modo di gestire gli errori completamente diverso dagli adulti. “A un certo punto, smettiamo di utilizzare i nostri errori per impararne qualcosa, come fanno i bambini. Consideriamo l’errore uno stigma, cerchiamo di nasconderlo oppure non lo ammettiamo. Abbiamo paura di commettere errori. Chi ha paura, però, non riuscirà mai a realizzare qualcosa di originale, di grandioso”, ha constatato Staffler.

Per evitare gli errori, è importate allenarsi costantemente in determinate operazioni. “Come nella Formula 1, dove il cambio dei pneumatici viene effettuato da una squadra in pochi secondi. L’allenamento conferisce sicurezza, per cui il livello di stress scende. Anche l’utilizzo di check list può contribuire notevolmente ad abbassare il numero di errori. Complessivamente, è necessario migliorare l’intero sistema”, ha concluso Staffler.

Carcinoma della vescica particolarmente diffuso in Alto Adige

Evi Comploj, specialista in urologia e urologia pediatrica all’Ospedale Centrale di Bolzano e responsabile scientifica alla Scuola Provinciale Superiore di Sanità Claudiana ha presentato una relazione sul carcinoma vescicale nel paziente anziano in Alto Adige. A livello europeo, il paese in cui questo si presenta più frequentemente è l’Italia e, in particolare, l’Alto Adige. “Purtroppo, il motivo non è ancora stato accertato. Potrebbe essere la cucina alpina con i suoi piatti affumicati, le sostanze chimiche utilizzate nella frutticoltura, ma anche l’industria a Bolzano. Sarebbe certamene uno studio interessante”, ha commentato la Comploj.

La specialista in urologia e urologia pediatrica all’Ospedale Centrale ha illustrato altri studi realizzati per mezzo dei dati clinici. Ha lanciato un appello a favore del trattamento operativo di tutti i pazienti colpiti dal carcinoma vescicale. “Il criterio determinante per un’operazione non può essere per quanto tempo vivrà ancora il paziente, ma con che comodità. In fondo, è fondamentale anche poter morire con dignità”, ha affermato la Comploj.

Lo sviluppo di nuovi medicinali costa fino a 1 miliardo di Euro

Christoph Sotriffer ha delucidato i presenti sul ruolo dei principi attivi creati dal computer nello sviluppo di nuovi farmaci. Il chimico, che opera all’Istituto per farmacia e chimica degli alimenti dell’Università di Würzburg am Hubland, ha dichiarato che lo sviluppo di un nuovo medicinale costa circa 1 miliardo di Euro. Fino a che diventa disponibile sul mercato, passano due o tre anni.

“Una delle difficoltà della nostra ricerca è quella che l’ambiente chimico è infinito. È come cercare un ago in un pagliaio, solo che il pagliaio ha dimensioni cosmiche. I punti d’accesso, inoltre, sono dinamici e l’ambiente molto complesso. E poi vanno considerate le leggi dell’interazione, che sono molto complicate”, ha illustrato Sotriffer.

Quando gli organi sono “ottimizzati” da una macchina

Gabriel Putzer è ricercatore nel campo dell’anestesia. E con successo. Lo specialista in anestesiologia e medicina intensiva e medico di pronto intervento alla Clinica Universitaria di Innsbruck, infatti, negli ultimi tre anni ha consegnato sei ricerche, che sono tutte state premiate. Putzer ha parlato della ricerca su uno scialpinista infortunato e su come, grazie all’apporto di adrenalina, sia stato possibile aumentare l’apporto di ossigeno al cervello.

Putzer pone particolare attenzione anche sulla ricerca nell’ambito della medicina dei trapianti. “È un dato di fatto che sia i donatori che i riceventi aumentano d’età. Con l’utilizzo di nuove macchine, possiamo ‘ottimizzare’ gli organi dei donatori prima di trapiantarli nei riceventi”, ha illustrato Putzer, sottolineando che, nella ricerca, non si può rinunciare completamente agli esperimenti sugli animali. “La sperimentazione animale deve essere autorizzata da diversi organismi, tra cui anche commissioni etiche. Non è che chiunque possa praticare con facilità esperimenti su animali. Nello scorso anno, in Austria sono stati utilizzati circa 260.000 animali, prevalentemente topi, per la sperimentazione. A confronto, nello stesso periodo sono stati macellati 5 milioni di maiali e 80 milioni di polli”, ha dichiarato Putzer.

L’interazione tra medicina e informatica

Il vincitore del premio di ricerca dell’Alto Adige, l’ingegnere informatico e ricercatore in bioinformatica Christian Fuchsberger, ha collegato informatica e medicina. Ha parlato della “Mia ricerca genomica”. Fuchsberger lavora e ricerca presso l’Istituto di biomedicina dell’EURAC. Nella sua relazione ha esposto una panoramica su come la ricerca genomica sia cambiata negli ultimi anni. “Il numero di probandi e le dimensioni dei dati negli scorsi anni sono aumentati enormemente. Per fortuna è migliorata drasticamente anche la potenza di calcolo, altrimenti dovremmo aspettare decenni, per non dire secoli, per avere la valutazione dei dati”, ha spiegato Fuchsberger.

L’ingegnere informatico ha illustrato parti dello studio Chris svolto dall’EURAC. Nell’intera Val Venosta, finora 13.000 persone hanno fatto analizzare il loro genoma. L’obiettivo scientifico dello studio è quello di scoprire quali fattori ambientali e quali caratteristiche genetiche sono in grado di spiegare alcune patologie diffuse in Alto Adige, in particolare malattie cardiovascolari, neurologiche e di medicina metabolica nonché tumori. I risultati della ricerca sono molto importanti per la comunità scientifica.

“Lo sviluppo di nuovi metodi per la valutazione dei dati è un’ulteriore priorità del mio lavoro. Ho sviluppato un nuovo metodo per leggere il genoma che costa 40 Euro invece che 1000 Euro”, ha concluso Fuchsberger.

Il professor Malfertheiner intende estinguere il Helicobacter Pylori

Il 6. Südstern Health and Science Forum Südtirol si è concluso con una conferenza molto divertente di Peter Malfertheiner. Il direttore in pensione della Clinica per Gastroenterologia, Epatologia e Infettologia di Magdeburg ha presentato le sue conoscenze sul ruolo fondamentale del microbioma gastro-intestinale per la salute.

Malfertheiner non solo ha messo in guardia il pubblico contro l’utilizzo di antibiotici per proteggere la flora batterica, ma anche contro quello di emulsionanti che si trovano in molti cibi e che, anch’essi, attaccano la flora batterica. Esistono studi che dimostrano le ripercussioni della flora batterica su autismo, Parkinson o Alzheimer. “Il nostro obiettivo è quello di estinguere l’Helicobacter Pylori. Forse un giorno esisterà un vaccino. Vi abbiamo lavorato anche al nostro istituto, nell’ambito di alcuni studi”, ha illustrato Malfertheiner, consigliando ai presenti di prestare attenzione a un’alimentazione sana e a una quantità sufficiente di sonno.

Il Forum si è concluso con la tradizionale tavola rotonda sull’argomento “Ricerca e sanità in Alto Adige. Sfide e perspettive nel nostro sistema sanitario Alto Adige.” Tutti i partecipanti si sono trovati concordi nel fatto che l’Alto Adige debba dare più importanza alla ricerca, che si potrebbe svolgere nelle strutture esistenti, ad esempio sulla base dei dati clinici. “Dubito che l’Alto Adige un giorno abbia un centro di ricerca ampio e di livello internazionale. Non è nemmeno auspicabile una facoltà di medicina. L’Alto Adige deve basarsi sui propri punti di forza e, allo stesso tempo, migliorare l’interconnessione”, ha concluso il professor Malfertheiner in proposito.

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